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al testo di Federico Zucchi
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Oltre la geopolitica delle lacrime
Le lacrime di tutto il mondo si somigliano ma si distinguono dall'incedere sul volto. Alcune scendono imbandierate listate a lutto nazionale e quasi stentano a staccarsi dalle guance. Altre incarnano la sventura e la stirpe del dolore le impietrisce. Molte cadono furtive tra le funi di un abbraccio o da sole spalle al muro come frasi troppo sconce. Ci sono lacrime che portano il peso di tutto un popolo lacrime palestinesi, israeliane, afgane e americane lacrime ucraine, armene, russe e sudanesi... lacrime in guerra sullo scacchiere del mondo lacrime che hanno un soft power sofisticato e lacrime che si appoggiano sulla polvere periferica di un quartiere di lamiere lacrime spoglie mute analfabete lacrime versate e subito espunte dal registro degli eventi. Le lacrime di tutto il mondo si somigliano come sassi in riva al fiume. Sono gli angeli degli occhi i gasdotti delle ultime preghiere. Tutte chiedono al mare il ricongiungimento familiare. Alla fine un'invisibile anfora le raccoglie una ad una: ricche e povere, potenti e nullatenenti, sfibrate e alla moda. Fianco a fianco tendono all'intero. Sembrano dirci qualcosa che non capiamo una verità che brilla come un bacio scoccato per forza maggiore come l'ultimo fantasma della poesia venuto a scagliare i piatti nel sonno. Nella segreta parentela delle lacrime c'è la chiave della nostra origine la possibilità di vivere a livello dell'oceano. |
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